Questo martedì ti parlerò del come affrontare le paure dei bambini. “Aiuto! Mamma, ho paura!”. A tanti genitori è capitato, almeno una volta, di assistere ad un grido d’aiuto del proprio bambino per una sensazione di paura. Timori di cui, spesso, non si comprende né il perché né di che cosa effettivamente il bimbo abbia paura.
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Quali sono le paure che possono affliggere i nostri bambini?
Come si è detto, le paure, rappresentano una naturale tappa dello sviluppo, non appartengono necessariamente ad un’educazione malsana o a dei traumi nascosti. Possono però derivare da quelle già possedute dagli adulti di riferimento. E’ importante dare il giusto valore a ciò che ognuno di noi crede possa essere pericoloso o non adatto: “c’è un cane, attento! Non avvicinarti, ora ti morde!”. In questo modo, si può incappare in una paura appresa ed un timore che porta il bambino ad evitare, da adulto, tutto ciò che glielo ricorda.
Alcune volte, invece, si tenta di utilizzare degli escamotage che spaventano il bambino per inibire i suoi comportamenti di capricciosi: “Dottoressa, l’unico modo per non fargli usare l’iPad, era quello di raccontargli del lupo nero”.
E’ giusto intimorire i Bambini?
Quanto è funzionale intimorire i bambini, facendogli credere che potrebbero restar soli o che qualcun altro, come il lupo nero, potrebbero fargli del male? Sarebbe davvero utile, suscitare loro uno stato di ansia e angoscia?
Accade che tanti bambini, così, sviluppano la paura del buio ed il terrore che qualche mostro terrificante possa entrare nella propria camera, di notte, a fargli del male. Spesso, i genitori, mi riferiscono di bambini che non riescono ad addormentarsi da soli, che fanno incubi o si svegliano andando nel lettone di mamma e papà. Altre volte, presi da una sensazione di panico, possono anche fare la pipì a letto, risvegliandosi con una certa dose di “vergogna” per uno stimolo non controllato.
Ti spiego alcune modalità per gestire i momenti di paura del tuo bambino
I genitori devono sempre sapere che si può parlare con il proprio bambino creando un dialogo, una reciprocità fin dalla più tenera età abituandoli, così al confronto, ai compromessi, alle regole e a dare un significato alle parole.
Si possono rimuovere dei privilegi:
Dal momento in cui vengono infrante delle regole contrattate tra genitore-figlio provando a dare delle istruzioni efficaci sul perché alcune cose si possono e non si possono fare, quando è possibile farle e quando no. I limiti che, ogni genitore, pone per i propri figli rappresentano un monito per lo sviluppo del senso morale e per la strutturazione di valori base, importanti per la crescita. In questo modo, i bambini sapranno di poter contare su una solida relazione genitore-figlio, senza vivere la punizione come se ci fosse una sorta di “distanza emotiva”.
Si possono proporre delle alternative:
Quando un certo comportamento è particolarmente ripetitivo e disfunzionale anche per la salute del proprio bambino (ad esempio: troppe ore davanti ai videogiochi, un uso improprio dell’iPad, richieste che non si possono soddisfare, etc.). In questo senso, non è possibile delegare ad enti impropri (il lupo cattivo, i mostri, la strega maligna), il compito di “intervenire” per interrompere un dato momento. Spaventare un bambino o dargli false aspettative rispetto a chi può intervenire o su quello che potrà accadere, rischia di ingenerare sentimenti di inadeguatezza ed insicurezza.
Si può ascoltare e mostrare vicinanza emotiva:
Nel momento in cui i bambini palesano timori bizzarri o quando qualcosa a scuola non è andata come sperato. Bisognerebbe piuttosto aiutarli a superare le paure senza che queste vengano interiorizzate troppo. Evitiamo di dire “Non fare il fifone”, “Peggio per te, la prossima volta pensaci prima”, perché tali espressioni alimentano la paura di non valere abbastanza e di non riuscire a cavarsela da sé. I bambini devono acquisire la certezza che possono esprimersi liberamente e che le proprie emozioni possano essere accolte con empatia dai punti di riferimento, come il papà e la mamma.
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