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Come essere un buon genitore

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L’esperienza di paternità o maternità e, in generale, di genitorialità è una tra le più appaganti e colme d’amore per la vita di ogni persona e di ogni buon genitore.

C’è chi diventa un genitore in modo consapevole perché desidera avere e crescere un figlio, costruendo una famiglia e, c’è chi diventa genitore un po’ “per caso”, perché non era in programma nella “tabella di marcia”. Ad ogni modo, di qualunque “tipo” si tratti, il genitore è un lavoro affettivo e di responsabilità nei confronti del proprio figlio e, sicuramente, non è un ruolo facile.

Essere un genitore “perfetto”

Recentemente, mi è capitato che un papà mi dicesse: “Dottoressa, vorrei riuscire ad essere un buon genitore esemplare e perfetto agli occhi di mio figlio”.

Il genitore perfetto, è una nostra immagine e, in quanto tale, non può esistere. Non esiste, perciò, un manuale d’istruzione pronto all’uso su cui è indicato come comportarsi in ogni situazione.

Alle famiglie che incontro dico spesso che, genitori si diventa, non si nasce. Proprio così: s’impara ad essere un buon genitore, per dirla nel modo dello psicoanalista Donald Winnicott, un “genitore sufficientemente buono”.

In questo modo, è più alta la probabilità di evitare errori causati dall’ansia da prestazione che, anziché dirigerci nella giusta modalità, ci fa incappare in modalità disfunzionali che non sono produttive né per i genitori stessi né per i propri figli.

Le indicazioni per essere un buon genitore

Ti suggerisco alcune indicazioni per sentirti un po’ di più un genitore sufficientemente buono.

1. Lascialo libero di fare:

Permettere a tuo figlio di fare le proprie esperienze, anche commettendo degli errori, non vuol dire dimostrarsi incurante o privi di autorevolezza. Può, invece, significare libertà di essere se stesso, di sperimentarsi e di ricostruirsi, anche numerose volte, finché non pensa di aver imparato qualcosa. Non sempre quello che crediamo giusto ai nostri occhi, vuol dire che debba essere lo stesso per tuo figlio. Ricorda che non è una tua immagine e somiglianza, è frutto anche di quello che crede sia meglio per se stesso.

2. Ascoltalo anche quando credi che non ti piacerà quello che ti dirà:

Ascoltare tuo figlio vuol dire “sentire” la voce delle sue emozioni, i suoi pensieri e le sue sensazioni. In molte occasioni, ti toccherà ascoltare eventi o desideri che appartengono a tuo figlio ed al suo mondo interiore ma, non al tuo. Ciò non vuol dire che non gli stai dando la giusta “impronta”, significa rispettarlo senza, necessariamente, cambiare la sua personalità.

3. Mostragli la tua fiducia:

incoraggiare tuo figlio a non demordere nelle sfide della vita vuol dire, tra le altre cose, dimostrargli che credi in lui e nelle sue risorse. In questo modo, gli stai insegnando a perseverare, a non arrendersi e a combattere sempre, al di là del risultato. Non aver paura, lo noterà e finirà per non credere in se stesso.

4. Condividi con lui il tuo tempo di qualità:

spesso molti genitori tendono a passare molto del loro tempo fuori casa per ragioni di lavoro. Se sei tra questi genitori, sappi che il tempo quantitativamente parlando è diverso da un tempo più qualitativo. Questo vuol dire che, sebbene, ritieni di passare meno tempo del previsto con tuo figlio, è importante che sia di qualità. Godersi il momento insieme vuol dire lasciare da parte i malcontenti e dimostrarsi dalla sua parte, facendogli sentire che può contare su di te come punto di riferimento.

5. Riconosci i tuoi sbagli e, allo stesso tempo, non lasciarti travolgere dai sensi di colpa:

sei un genitore, non un super eroe e, in quanto tale, può capitare anche a te di “sbagliare”, non solo a tuo figlio. Dimostrargli di esser consapevole dei tuoi errori, chiedendogli anche “scusa”, vuol dire dargli prova di come ci si assume le proprie responsabilità e di come si può diventare maturi.  Tale constatazione, non deve indurti ad affogare nei tuoi sensi di colpa, temendo di aver “fallito” come genitore. Il rischio, in questi casi, può essere quello di elargire troppo, concedendo tutto.

Il ruolo “educativo” del buon genitore

Insomma, il ruolo educativo come genitori (in particolare) ci pone davanti a diverse sfide con noi stessi, come persone con un proprio vissuto ed un proprio bagaglio di valori e credenze e, sfide con la vita, piena di insidie e tragitti tortuosi.

Detto ciò, abbiamo una missione nei confronti dei nostri figli: fornire loro gli strumenti giusti per essere persone indipendenti, anche e soprattutto emotivamente. Non dimenticate che, crescere i propri figli vuol dire, prima di tutto, rispettare la persona che via via costruiscono.

Un aiuto per il buon genitore

Oggi, il supporto alla genitorialità, è un incontro estremamente formativo che si può avere con un Professionista come lo Psicologo. Prendi in considerazione questa possibilità.

psicologa simona campanella siena
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Psicologa Clinica, vivo a Siena. Mi occupo prevalentemente di valutazione diagnostica, sostegno psicologico ad adulti, bambini e adolescenti. Esercito la mia professione in zona ma anche tramite Consulenze online in tutta Italia. Da sempre, intendo la mia professione come una risorsa da offrire all’altro per dare la possibilità di diventare più consapevoli di se stessi. Elaboro percorsi specialistici individualizzati in base alle esigenze della singola persona. Mi occupo di valutazione psicodiagnostica e trattamento di supporto ad adulti, bambini, coppie e famiglie. Nell'ambito dei disturbi dell'alimentazione, sono istruttrice di Mindful Eating secondo il protocollo MB-EAT (Mindfulness Based-Eating Awereness Training). L’approccio terapeutico che prediligo è quello ad orientamento cognitivo-comportamentale, una Psicoterapia scientificamente fondata e che aiuta a mettere in relazione emozioni, pensieri e comportamenti. Inoltre dedico la mia professione con grande passione nell’ambito della Disabilità; infatti, da diverso tempo mi occupo di favorire l’integrazione sociale attraverso azioni interattive che restituiscono alla persona disabile il ruolo di cittadino attivo.

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