Il segreto di una lunga vita? Dormire 8 ore. Tutte le malattie gravi correlate alla mancanza di sonno
Per vivere più a lungo è necessario dormire almeno otto ore per notte. Se si scende al di sotto delle sette si rischia di ammalarsi e morire precocemente.
L’appello
Secondo il professor Matthew Walker, direttore del Center for Human Sleep all’università di Berkeley in California e autore di Why we sleep (perché noi dormiamo), stiamo assistendo a un vero e proprio allarme globale: la mancanza di sonno. Colpa della vita frenetica, dello stress e dei dispositivi elettronici che ci portano a stare svegli fino a tardi. Walker ritiene che il mondo deve essere più consapevole delle conseguenze relative alla mancanza di sonno. Ma non solo: lui asserisce di non essere stato preso sul serio, mentre invece tutte le persone e i datori di lavoro dovrebbero conoscere il valore del sonno.
Le patologie correlate alla mancanza di sonno
Walker ritiene che siano molte le patologie correlate alla privazione di sonno. Prime fra tutte l’Alzheimer, ma anche il cancro, le malattie cardiache, il diabete, i disturbi mentali e l’obesità. Questo è uno dei motivi per cui bisognerebbe sempre dormire un minimo di otto ore per notte. A suo avviso la riduzione di ore di sonno penetra in ogni angolo del nostro corpo arrivando a modificarne la biologia a tal punto che «ogni aspetto della nostra vita biologica viene intaccato e condizionato dal riposo notturno», essi, infatti non sono affatto rimasti indenni alla privazione del sonno.
Una vera e propria epidemia
Matthew Walker nel suo libro Why we sleep parla di una vera e propria epidemia da privazione del sonno. Una sorta di patogeno che si sta diffondendo nella nostra società in maniera vitale «E lo è davvero, perché la vita d’oggi ci spinge a dormire sempre meno, senza tenere sufficientemente conto degli effetti pericolosi del fenomeno». Se non si interviene in tempo le conseguenze saranno tanto drammatiche quanto facilmente intuibili: ci si ammalerà prima con il rischio di morire precocemente.
Perché dormiamo troppo poco?
Matthew Walker punta il dito contro l’industrializzazione e gli orari di lavoro. Ha osservato che meno della metà della popolazione dorme ore sufficienti. La maggior parte riesce a fare un sonno tranquillo per sei ore o meno, ogni notte. Il problema è che pare si tratti di un fenomeno in costante crescita. Negli ultimi 75 anni, infatti, la situazione sta precipitando in maniera drammatica. Dati alla mano, nel 1942 solo l’otto percento delle persone dormiva sei ore per notte. Oggi è tutto cambiato, in parte a causa del fatto che abbiamo la corrente elettrica disponibile nelle ore notturne quindi si può lavorare praticamente sempre. Inoltre sono aumentate le ore di lavoro e i tempi di viaggio si sono allungati. La sostanza è che il tempo libero e i momenti di relax con la propria famiglia si sono ridotti all’osso.
Il sonno di Walker
L’esperto prende particolarmente sul serio il problema del sonno, tanto che ha dichiarato: «Una volta che si sa che dopo una sola notte di quattro o cinque ore di sonno, le cellule naturali killer – quelle che attaccano le cellule tumorali che appaiono nel tuo corpo ogni giorno – diminuiscono del 70%, o che una mancanza di sonno è legata al cancro dell’intestino, alla prostata e al seno, o addirittura che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato qualsiasi forma di lavoro a turni notturni come un possibile cancerogeno, come potresti fare altrimenti?».
Guai a scendere al di sotto delle sette ore
Walker avvisa tutte le persone: l’ideale è dormire almeno otto ore, ma al di sotto delle sette ore si rischiano gravi danni alla salute. Il paradosso è che – come tutti i comportamenti errati – dormire poco viene considerata una condotta da seguire, mentre chi va a letto presto la sera viene considerata una sorta di mammoletta. «Nella società occidentale odierna, ci si vergogna a dire che si dorme molto. Dormire poco viene considerato un distintivo di onore, qualcosa di cui vantarsi. È imbarazzante ammettere in pubblico che si dormono otto ore per notte. Si fa la figura del pigro, per non dire dell’anormale». Ma, a questo punto, meglio essere anormali e vivere più a lungo che appartenere a un branco di pecore che muore prematuramente.