Fame nervosa: quando si manifesta e come affrontarla

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Mangio per dimenticare. La mia relazione è finita e mangio. Sono davvero arrabbiata con la mamma e mangio. Quando sono triste ho bisogno solo di mangiare.” Queste testimonianze sono quelle che, più comunemente, mi raccontano alcune delle mie pazienti. Vi suona familiare? Accade di aver bisogno di conforto e subito! Un lavoro stressante, problemi relazionali, discussioni, difficoltà che sembrano insormontabili: tutta la tristezza e la frustrazione sembrano sparire nel momento in cui si mangia. Prima di ogni altra cosa, è utile sapere che mangiare per trovare conforto è ciò che si definisce fame nervosa.


psicologa simona campanella siena
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Quando si parla di fame nervosa?

La fame nervosa si presenta ogni volta che si mangia non per sopperire al bisogno fisiologico di fame ma, per reazione a sentimenti spiacevoli. Quindi, si potrebbe affermare che mangiare rappresenta, spesso, una toppa emotiva. Infatti, offre la possibilità di sentirsi confortati, sollevati e in grado di affrontare quello che si avverte come doloroso. Ciò che, invece, viene trascurato è che la sensazione di sollievo derivante dal cibo offre una sensazione di benessere temporanea. Conseguentemente, si potrebbe incappare nel circolo vizioso del senso di colpa per l’aumento di peso e per aver perso il controllo.

Ad ogni modo, il cibo dovrebbe essere un’esperienza unica ogni volta che lo assaporiamo ed entriamo in relazione con esso. Per questa ragione, si possono apprendere delle tecniche che permettano di affrontare le emozioni spiacevoli, senza coinvolgere il cibo.


Le tecniche di auto-conforto

Conoscersi e comprendersi. Innanzitutto, conoscere e comprendere quali sono i propri schemi e abitudini alimentari è di grande utilità. Questo serve per capire in che modo si assume del cibo e quando lo si fa in modo nervoso, non per il piacere di mangiare. Quando si riesce ad avere chiaro il motivo che spinge a ricorrere al cibo per conforto, ci si può dedicare a capire le proprie emozioni. Infatti, emozioni e consapevolezza corporea, spesso vanno di pari passo.

Iniziare passo dopo passo. Si dice che “chi ben comincia è a metà dell’opera”. Infatti, cominciare ad osservarsi e a porre attenzione al proprio modo di funzionare quando ci sono certi eventi spiacevoli, permette già di capire come fare. Per queste ragioni, il metodo giusto per contrastare la fame nervosa, è fare piccoli passi verso il cambiamento che si desidera ottenere. Ogni volta che si riesce è importante rinforzarsi e gratificarsi.

Organizzarsi e fare un inventario. Ogni giorno, si può dedicare del tempo a fare delle “previsioni” di come osservare la propria giornata. Scegliere i diversi modi che si possono adottare nei momenti “no” anziché ricorrere al cibo. Fate un inventario di ciò che si utilizza come tecniche di autoconforto. A questo punto, si può esaminare tutti i propri punti di forza e tutte quelle azioni autoconfortanti che possono essere efficaci.


La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale può contribuire ad aiutare nell’affrontare le dinamiche disfunzionali circa la fame nervosa. Infatti, spesso, il problema non è il cibo e cosa mangiare ma, come vengono gestite le emozioni e come approcciarsi al cibo. Esistono, oggi, tecniche di meditazione consapevole che insegnano a pensare nel momento presente con apertura e accettazione.


L’inizio e’ la parte piu’ importante del lavoro.

(platone)

Psicologa Clinica, vivo a Siena. Mi occupo prevalentemente di valutazione diagnostica, sostegno psicologico ad adulti, bambini e adolescenti. Esercito la mia professione in zona ma anche tramite Consulenze online in tutta Italia. Da sempre, intendo la mia professione come una risorsa da offrire all’altro per dare la possibilità di diventare più consapevoli di se stessi. Elaboro percorsi specialistici individualizzati in base alle esigenze della singola persona. Mi occupo di valutazione psicodiagnostica e trattamento di supporto ad adulti, bambini, coppie e famiglie. Nell'ambito dei disturbi dell'alimentazione, sono istruttrice di Mindful Eating secondo il protocollo MB-EAT (Mindfulness Based-Eating Awereness Training). L’approccio terapeutico che prediligo è quello ad orientamento cognitivo-comportamentale, una Psicoterapia scientificamente fondata e che aiuta a mettere in relazione emozioni, pensieri e comportamenti. Inoltre dedico la mia professione con grande passione nell’ambito della Disabilità; infatti, da diverso tempo mi occupo di favorire l’integrazione sociale attraverso azioni interattive che restituiscono alla persona disabile il ruolo di cittadino attivo.

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