Il Chianti Classico, uno dei vini più amati al mondo da oltre 150 anni. Per Chianti si intende un territorio comprensivo di 70.000 ettari, che abbraccia i comuni toscani di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti e Radda in Chianti, situati nel mezzo, tra le provincie di Siena e Firenze.
L’origine del nome Chianti Classico non è del tutto certa. Secondo alcune versioni potrebbe derivare dal latino “clangor”, ovvero “rumore”, in riferimento al suono delle molteplici battute di caccia che si effettuavano nelle foreste del territorio; secondo altre versioni deriverebbe dall’etrusco “clante”, che significa acqua, per la grande quantità sul territorio di torrenti e fiumi, ma potrebbe anche derivare dal nome di qualche famiglia etrusca diffusa nella zona.
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L’epoca Etrusca
Il territorio del Chianti è da sempre molto fertile, dal clima mite e dalla fulgida vegetazione, adatto all’agricoltura e alla raccolta. Questa sua prosperità e fertilità hanno fatto sì che i suoi monti fossero abitato già dal secondo millennio a.C.
I primi a modificare il paesaggio di questo territorio furono gli Etruschi, i quali abbandonarono la pastorizia per privilegiare l’agricoltura, grazie alla quale introdussero la coltivazione della vite. Della civiltà etrusca non si conosce con esattezza la provenienza, infatti gli storici dell’epoca erano indecisi sulla sua origine: secondo Erodoto (storico greco antico) proveniva dall’Asia minore, secondo Tito Livio (storico romano antico) dall’Europa Centrale. Qualunque sia la loro origine si stabilirono nell’Italia centrale tra il IX e il I secolo a.C., in quel territorio compreso tra l’Arno e il Tevere e lì fondarono una civiltà raffinata e potente, che estese il suo dominio dalla Toscana fino alla pianura padana e al Lazio, raggiungendo l’apice intorno al VI secolo a.C.
L’epoca romana
Nel III secolo a.C gli Etruschi furono sconfitti dalla potenza militare dei Romani, i quali conquistarono la Toscana e si insediarono nelle preesistenti località etrusche, oltre a fondare Florentia (città della valle dell’Arno dalla quale ebbe origine Firenze) e Cosa, attualmente una delle città che è riuscita a preservare al meglio il suo fascino antico, con le mura, il foro, l’acropoli e il capitolium, sorto originariamente come Tempio di Giove. I romani, stabilendosi nella regione del Chianti, diedero un grande impulso all’economia agreste, occupandosi in particolare alla coltura dell’olivo.
Con la Caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C., la zona del Chianti conobbe secoli di decadenza: brigantaggio, insicurezza, guerre e carestie imperversarono; tale situazione rimase sostanzialmente immutata per tutti i secoli dell’Alto Medioevo.
La leggenda del Gallo Nero, simbolo del Chianti Classico
Dopo l’anno Mille il territori del Chianti riprese il suo sviluppo. La sua inclinazione vinicola emerse dal XII secolo, in cui famiglie come i Ricasoli e gli Antinori stabilendosi in queste terre contribuirono a rendere la denominazione Chianti come una delle più antiche della Toscana.
Essendo divenuto un territorio rigoglioso il Chianti suscitò i forti interessi delle province di Siena e Firenze; la leggenda narra che nel periodo medioevale, quando le rispettive Repubbliche si combattevano aspramente per prevalere l’una sull’altra, il territorio del Chianti, proprio perché intermedio, rimase vittima di continue dispute. Per porre fine ai conflitti venne adottato un bizzarro quanto singolare sistema.
Si decise di far partire dalle rispettive città due cavalieri, fissando il confine nel loro punto d’incontro. La partenza sarebbe avvenuta all’alba e a dare il via sarebbe stato il canto di un gallo; decisione, quest’ultima, in linea con i ritmi quotidiani dell’epoca, scanditi ancora da meccanismi naturali.
I senesi scelsero un gallo bianco, mentre i fiorentini optarono per un gallo nero, il quale tennero chiuso in una stia per giorni e giorni senza cibo né acqua, portandolo così ad uno stato di esasperazione. Il gallo bianco dei senesi, invece, venne rimpinzato a dovere e fatto riposare. Cosicché, allo scoccare della mezzanotte del giorno della gara, il gallo nero fiorentino cantò a più non posso appena liberato, dando in questo modo un notevole vantaggio al suo cavaliere; il gallo bianco senese, invece, cantò secondo i suoi ritmi naturali, all’alba.
Fu così che il cavaliere senese poté percorre solo dodici chilometri prima di incontrare il suo rivale a Fonterutoli (sito oggi in Castellina in Chianti). Qui venne firmato il trattato di pace tra i due paesi toscani, i quali fissarono il loro confine a Castellina, a pochi chilometri da Siena
La repubblica di Firenze crea la ‘Lega del Chianti’
Nel XIII secolo appaiono i primi documenti notarili in cui con il nome Chianti si indica una zona di produzione di vino, ed anche il vino prodotto. Nel 1384 la Repubblica di Firenze fonda la “Lega del Chianti”, ovvero, un’associazione finalizzata alla regolamentazione dei rapporti amministrativi con i terzieri di Radda, Gaiole e Castellina, produttori di un vino rosso proveniente dall’uva Sangiovese. Lo stemma che utilizzò l’associazione fu il gallo nero.
Il primo documento notarile in cui il nome Chianti appare riferito al vino prodotto in questa zona risale al 1398. Alla fine del seicento la produzione del vino aumentò in maniera esponenziale così come le sue esportazioni, che arrivarono frequentemente in Inghilterra. Con l’aumento della produzione e dell’esportazione fu necessario adottare dei criteri per regolamentarne la sua produzione.
I nuovi confini del Chianti stabiliti da Cosimo III
Il 24 settembre del 1716 il granduca Cosimo III de’Medici emanò un bando, al fine di definire con precisione gli ambiti territoriali entro i quali dovevano essere prodotti i vini per ottenere la Denominazione corrispondente. Il provvedimento Granducale fu intitolato: “Sopra la Dichiarazione dé Confini delle quattro Regioni Chianti, Pomino, Carmignano, e Val d’Arno di Sopra”, e stabiliva la regolamentazione dei vini prodotti in quattro differenti regioni toscane: Valdarno di Sopra, Pomino, Carmignano e Chianti. Oggigiorno, la delimitazione territoriale è solo uno di primi vincoli per la produzione di una D.O.C, ma nonostante ciò, e seppur in modo grezzo, l’editto di Cosimo III fù la prima vera D.O.C, ovvero, la prima Denominazione di Origine Controllata della storia.
Il Granduca, per la tutela di ogni singolo vino, convenne di adottare dei criteri geografici, cosicché non ci fossero dubbi sulla sua provenienza o produzione; nel caso del Chianti la dichiarazione recitava:”Dallo Spedaluzzo fino a Greve, di lì a Panzano con tutta la podesteria che contiene i tre terzi e cioè Gajole, Castellina e Radda, arrivando fino al confine dello Stato di Siena. E tutti quei vini che non saranno prodotti e fatti nelle regioni sopra confinate, non si possano e devano sotto qualsiasi pretesto contrattare e navigare per vino Chianti”
Con molta probabilità Cosimo III nell’emanare il bando si ispirò allo scrittore e scienziato, nonché suo medico personale Francesco Redi (1626-1698), il quale stilò nel 1685 il celebre Bacco di Toscana. Il libro, nato come uno scherzo anacronistico, si immagina narrato dallo stesso Bacco (dio del vino per i romani) e rappresenta un elogio al vino in genere, in particolari a quelli toscani. L’elogio di Redi, con il suo turbinoso virtuosismo metrico e linguistico, sembrava tradirne la progressiva euforia, come appare in una parte del testo: “Del buon Chianti il vin decrepito maestoso imperioso mi passeggia dentro il core, e ne scaccia senza strepito ogni affanno, e ogni dolore.”
Il Chianti classico sulle nostre tavole
Il Chianti a cui fa riferimento Redi è differente da quello a cui siamo abituati oggi, infatti, fu solo a partire dalla seconda metà del settecento che si iniziò a sperimentare la mescolanza tra i vari tipi di vitigni per identificarne le caratteristiche migliori e per poi procedere all’uvaggio, ovvero, ad un vino ottenuto da una mescolanza di uve diverse. Questo fu reso possibile grazie ad un istituzione storica fiorentina, chiamata: “Accademia Georgofili”. L’accademia fu fondata nel 1753, ed oggi, con 250 anni di attività, promuove tra studiosi e proprietari terrieri gli studi di agronomia, selvicoltura, economia e geografia agraria.
Ad oggi il Chianti classico è considerato come uno dei vini più pregiati al mondo e vanta una tradizione popolare di oltre 2000 anni. Si differenzia in Chianti e Chianti classico per la sua provenienza di produzione, infatti, il Chianti classico è prodotto tutt’oggi solo in quella zona di riferimento tra le province di Siena e di Firenze, là dove il gallo nero canta ancora.