Argomento di attualità, risposte semplici e chiare alle domande: “Cosa sono i Token?”, Cosa s’intende per tokenizzazione? Se ne sente parlare sempre di più, in questo post tratterò l’argomento in maniera “terra-terra” in modo che sia facilmente comprensibile a tutti, in linea con lo stile di questo Blog.
Tantissime sono le persone che vorrebbero conoscere di più l’argomento, proprio per questo su EsistereBene.it scriverò una serie di post dedicati al mondo delle Cryptovalute e della Blockchain.
La parola “tokenizzazione” detta così vuol dire tutto o niente. Ci tengo a precisare, non voglio in questo post soffermarmi sugli aspetti giuridici, sulle potenzialità e quant’altro.
Parto dall’inizio, dalla definizione di “token”. Come tutti ben sapete la parola, significa semplicemente “gettone”. Si è iniziato a parlare di token (significato informatico) poco dopo della messa online della piattaforma Ethereum.
Appena furono generati i primi “Smart Contract”, i più astuti e lungimiranti, si posero subito il problema di come monetizzare la cosa.
Indice dei Contenuti
Ma quindi perché vengono definiti token e quindi gettoni?
Iniziamo subito a distinguere il Token dallo Smart Contract.
Lo Smart Contract è un “contratto digitale” con regole scritte in blockchain. Tra le varie cose che può fare, permette la generazione di questi “gettoni digitali” e stabilisce come e in che modo essi si possono comportare e trasferire.
Proprio come il gettone permetteva di giocare ad un flipper, permetteva di fare una partita a Metal Slug con gli amici, oppure di avviare il jukebox, il token digitale permette di accedere ad un servizio.
I più competenti qui vorrebbero intervenire dicendo che in realtà il token inteso in questi termini, avrebbe una funzione limitata alla sola Utility. Al contrario, il “Token Digitale” può avere anche altri tipi di funzioni, ad esempio Security, Commodity e altro.
Bene! Il fatto è che nelle fasi iniziali, quando fu data questa definizione nessuno si era posto questo problema. Quindi pur avendo ragione quelli che sostengono quanto detto qui sopra, la realtà è un altra, approfondirò di più in un altro post.
L’obiettivo di questo articolo era di far capire cosa sono i Token. L’importante è aver chiarito perché il token viene definito in questo modo ed aver fatto chiarezza sul suo fine ultimo:
Dare la possibilità di accedere a un servizio.
In un primo momento il Token digitale era nato per tale scopo. Come vedremo qui di seguito però, ha tantissime altre funzioni specifiche.
Cosa s’intende per “Tokenizzazione”?
Passiamo quindi ora al discorso della tokenizzazione e vediamo di capire cosa intendono gli esperti quando parlano di tokenizzare un prodotto o un servizio.
Tokenizzare un prodotto un servizio, magari anche un’azienda, un’iniziativa, una proprietà o qualunque cosa vi venga in mente, non significa nient’altro che andare ad associare all’oggetto in questione un codice univoco. Più precisamente un indicatore univoco dato in blockchain.
Questo indicatore, associato in maniera del tutto empirica e unilaterale all’oggetto in questione, va ad indicarlo in maniera univoca rappresentandolo in sé o in una sua parte.
Degli esempi di servizi tokenizzati sono quelli legati alle Initial Offering (IEO ICO ecc…) e le diverse forme di Crowdfunding. Durante queste campagne c’è appunto la “prevendita” di un servizio sotto forma di un token digitale. Gli investitori per finanziare l’iniziativa imprenditoriale, preacquistano i token andando a fornire liquidità a chi quel servizio successivamente materialmente lo offrirà.
Cosa sono i Security Token?
Un altro settore dove la tokenizzazione avrà sicuramente un futuro è quello all’emissione di Security Token. Al momento però questo ambito arranca a partire per questioni tecnico-giuridiche.
Andando ad offrire una rendita a chi li acquista, i Security Token, vanno inquadrati in tutto e per tutto come dei prodotti finanziari, sono quindi sottoposti alle stesse regole. Questo aspetto giuridico, sta bloccando e limitando fortemente la loro diffusione.
I Security Token, possono fornire un’aspettativa sugli utili generati da una determinata azienda. Questa funzione risulta molto vantaggiosa in quanto l’azienda in questione può decidere, se è quanto distribuire gli utili a chi possiede il token. In maniera del tutto unilaterale. I sottoscrittori si troverebbero sostanzialmente nella posizione di essere azionisti senza diritto di voto.
Il Token nel settore immobiliare
Un ultimo esempio di Tokenizzazione, che ultimamente è sulla bocca di tutti è quello legato al Real Estate (Mercato Immobiliare). È sicuramente in questo ambito che si trova il maggior potenziale. Ultimamente si sentono tantissime teorie, perfino l’ipotetica prospettiva che questa via possa portare ad un completo ribaltamento del paradigma economico. Addirittura fino a poter cancellare i debiti pubblici degli Stati Sovrani.
Quanto ho appena detto, è tutto da vedere. Anche in questo caso, “tokenizzare” il Real Estate – case quartieri e patrimoni immobiliari reali – significherebbe nient’altro che la creazione di un Token il cui indicatore univoco verrebbe associato ai beni in essere.
In questo modo “tokenizzando” le iniziative immobiliari si potrebbero realizzare campagne di crowdfunding, dove i privati, partecipando con i loro capitali potrebbero finanziare le iniziative per poi godere in futuro degli utili. Infatti, una volta ultimata la costruzione dei patrimoni, potrebbero essere rivenduti, affittati, o messi in altri modi a generare del “reddito da flusso”. Attualmente per questioni giuridiche, il tutto risulta non attuabile, soprattutto in Italia.
Tokenizzare tutto? Anche no…
Ci sono infinite applicazioni pratiche. Si può immaginare un futuro dove le persone e le aziende possano stringere accordi e scambiarsi valore tramite la cessione e lo scambio di token.
I token possono “rappresentare” i più disparati oggetti e servizi. Possiamo addirittura immaginare, per assurdo, che un giorno ad esempio, potremmo pagare un caffè scambiandolo con un pezzo di sedia. Oppure potremo comprare la casa dei nostri sogni scambiandola con la quota di una società…
Quello che ho evidenziato in questo post è che potenzialmente, i Token hanno infinite applicazioni pratiche applicabili ai sistemi che già utilizziamo. D’altro canto però nel futuro prossimo, bisognerà prestare molta attenzione a che cosa verrà “tokenizzato”. La domanda chiave dovrà essere: “Ha veramente senso che questo bene (o servizio) venga tokenizzato?”
La Blockchain, come sempre, è solo una componente che fa parte di un ben più ampio e complesso sistema e non può essere certo la soluzione per qualunque tipo di problema.
Sperando di aver soddisfatto la tua curiosità, ti ringrazio della lettura e ti invito, se ti interessa l’argomento, ad entrare nel mio gruppo privato di discussione.